Che effetto vi farebbe incontrare per strada un bambino in queste condizioni?
Sicuramente non rimarreste impassibili davanti a una scena così disumana ma, anche se sembra impossibile, questa è solo una delle tante immagini di bambini o più in generale persone siriane che ogni giorno sono le vittime di una guerra terribile e sanguinosissima.
Il conflitto siriano iniziato nel 2011 ha generato una delle più significative crisi umanitarie dalla seconda guerra mondiale: si stima che 6,6 milioni sono state sfollate internamente a causa degli scontri tra truppe governative, forze di opposizione e gruppi di insorti in guerra per il potere e il controllo del territorio. Attacchi incessanti, brutali e mirati contro i civili sono la caratteristica dominante di questa guerra.
TUTTI IN FUGA
Ovviamente vivere così non si può di conseguenza le persone sono costrette a fuggire in altri paesi. Negli ultimi anni la maggior parte dei migranti giunti in Europa, specie lungo la rotta balcanica, provenivano dall’Asia dove si registrano 4 importanti crisi umanitarie (Siria, Iraq, Yemen, Afghanistan) oltre la drammatica situazione della popolazione Rohingya, una delle minoranze più perseguitate nel mondo
ESEMPI DI FUGHE DALLA SIRIA
Viaggio via terra, viaggio via mare
TESTIMONIANZE
LA FUGA DI RANIA
Rania Mustafa Ali,una ragazza siriana di appena vent’anni ha ripreso con il cellulare il suo viaggio da Kobane all’Austria, mostrando le difficoltà e i pericoli che i rifugiati siriani devono affrontare per arrivare in Europa. La ragazza racconta il viaggio che ha percorso attraverso un lungo montaggio di video che la riprendono e ci descrive di come è stata truffata dai trafficanti, quanto è stato spaventoso attraversare il Mediterraneo su una barca sovraffollata e come ha reagito quando la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i profughi al confine con la Macedonia.
“Ho deciso di filmare il mio viaggio dalla Siria all’Europa”, dice Rania, che da Raqqa si è rifugiata a Kobane, prima di partire verso i paesi europei. “Voglio avere un futuro, ho vent’anni e nella mia vita non fatto nulla”.
Per chi lo ha visto, il suo filmato descrive perfettamente quello che devono affrontare i fuggitivi nel loro lungo e pericoloso viaggio verso l’Europa. Le persone con disabilità subiscono la furia dei fiumi e dei campi fangosi con le loro sedie a rotelle.
I TRAFFICANTI SONO SPIETATI E NON HANNO PIETA’ DI NESSUNO!
Il documentario è prodotto e diretto da Anders Hammer
VIDEO DEL VIAGGIO
https://www.internazionale.it/video/2017/09/20/fuga-rania-siria
IL SOGNO DI VIVERE E’ PIU’ FORTE DELLA PAURA
Al telegiornale si sentono sempre più spesso notizie di situazioni drammatiche che coinvolgono i migranti nel loro percorso di fuga. Questo succede perché il migrante si trova a dover prendere delle decisioni vitali, che spesso possono portare a risvolti negativi o in alcuni casi anche alla morte. Su 100 migranti solo 1 arriva nel posto che vuole raggiungere mentre per gli altri purtroppo non è così.
Per farvi capire più realisticamente quali sono le vicissitudini dei fuggitivi, cliccando il link qua sotto potete vivere l’esperienza mettendovi nei suoi panni:
CASI QUASI MIRACOLOSI
Cosa è possibile fare quando chi deve fuggire non è in grado di farlo, come chi è affetto da un handicap?
Come citato anche nel paragrafo su Rania, nessun trafficante ha pietà, neanche per chi non può autogestirsi a causa di handicap.
Bisogna solo sperare di riuscire ad arrivare fino in fondo al viaggio grazie anche all’aiuto di altri profughi.
Qui di seguito potete leggere la testimonianza di una mamma che non si è lasciata abbattere dalle difficoltà e insieme al marito è riuscita a portare il loro figlio nel viaggio anche se il ragazzo non poteva camminare a causa di una grave malattia:
Ama ha 48 anni, Khalid 22. “Abbiamo provato a fare di tutto per arrivare in Europa legalmente – racconta lei – ma nessuno ci ha aiutato. Sapevamo che sarebbe stato rischioso per nostro figlio, non può camminare e ha bisogno di un’assistenza continua. Ero anche preoccupata per gli altri miei due figli, 15 e 10 anni”.
Alla fine hanno dovuto scegliere la via più pericolosa, il mare. “Abbiamo contattato i trafficanti in Turchia, spiegando loro la nostra situazione: avevamo bisogno di una barca con abbastanza spazio e con un letto. Ci hanno detto che potevano organizzare il viaggio ma che sarebbe costato 10.000 dollari per tutta la famiglia. Abbiamo accettato. Non avevamo scelta”.
Partono dalla Turchia di notte su un barcone e, dopo 4 ore, arrivano sulle coste greche. Ama continua a raccontare: “Abbiamo dovuto attraversare una strada ripida. Mio marito, 49 anni, era molto stanco. Mio figlio gli chiedeva di lasciarlo lì. Per fortuna, c’erano altri siriani con noi, più giovani e forti, che ci hanno aiutato. Credo che abbiamo camminato per 14 chilometri”
Avrei preferito chiudere questo articolo con la data della fine della guerra ma, come si vede purtroppo al telegiornale, non c’è una conclusione per questi drammi perché quanto descritto sopra si è ripetuto anche oggi, così come ieri e così succederà domani e nei prossimi giorni.
Se servirà ancora, quando sarò più grande ho intenzione di collaborare con una organizzazione umanitaria per aiutare i migranti ma dentro di me ho la speranza che fra qualche anno questi conflitti siano risolti e la gente possa tornare in pace nelle proprie case perché nessuno dovrebbe essere costretto a fuggire dalla propria terra!
di Maria Vittoria Muratori, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano
Foto MSF