Da una grande sofferenza umana, vissuta sulla propria pelle e superata grazie a una grande forza di volontà, alla scelta di aiutare gli ultimi, le persone più in difficoltà.

In questa frase si racchiude la storia emozionante che ci ha raccontato il dott. Basir Ahmad Asifi, rifugiato politico afgano e operatore di Medici senza frontiere.

Noi alunni della terza media di Piana di Monte Verna siamo andati a incontrarlo il 9 marzo nell’aula magna della sede centrale del nostro istituto, a Caiazzo, nell’ambito di un’iniziativa organizzata dal professore di Lettere della nostra classe, Antonio Siragusa.

Il dott. Asifi, che chiameremo più semplicemente Basir per la vicinanza umana che abbiamo sentito nei suoi confronti fin dal primo momento, è nato nel 1986 e da bambino dovette affrontare la povertà e le sofferenze della sua famiglia, soprattutto in seguito al trasferimento forzato in un campo profughi del Pakistan a causa della guerra russo-afgana.

Tornato a Kabul dopo la fine del conflitto, grazie ai grandi sacrifici del padre riuscì a studiare e ad iscriversi anche all’università, fino a conseguire la laurea in Economia.

Iniziò a insegnare all’università di Kabul, realizzando quello che era il suo grande sogno, ma la sua vita cambiò improvvisamente a causa delle minacce ricevute da alcuni studenti appartenenti al gruppo dei talebani, molto legati alle tradizioni e a con una visione radicale della religione islamica: in particolare accusavano Basir per il suo modo di vestire occidentale e poco rispettoso della tradizione, inoltre lo invitavano a stare attento a non raccontare più agli studenti alcuni aspetti della vita in Europa che avrebbero potuto “deviarli”, che Basir aveva avuto modo di conoscere durante un’esperienza di studio in Germania.

Ad esempio Basir raccontava ai suoi studenti che in Germania i loro coetanei si baciavano per strada o camminavano mano nella mano. Questo colpiva molto i ragazzi afgani, anche perché i media del loro paese non diffondono immagini del mondo occidentale di questo tipo: alla popolazione dicono semplicemente che in Europa non c’è rispetto per la famiglia perché tutte le coppie sono divise a causa dei divorzi, con conseguenze negative anche sui figli.

Abbiamo notato un momento di tensione nel volto di Basir quando ha raccontato di aver visto con i suoi occhi, davanti all’università, un attentato terroristico: l’esplosione di una bomba in una macchina con uno studente al suo interno. Lo studente in questione era un portavoce della polizia.

Da quel momento Basir ripensò alle minacce subite e iniziò ad avere paura di rimanere nel suo Paese, così decise di ripartire per la Germania nel 2013 grazie a un permesso di studio concesso dal governo afgano. L’accordo con il governo era di tornare in Afghanistan dopo il periodo in Germania ma Basir, per paura di essere ucciso, non è più ritornato nel suo Paese.

In Germania conobbe una ragazza italiana e se ne innamorò, per questo motivo decise in seguito di seguirla e di trasferirsi in Italia.

Qui presentò la domanda di asilo politico e dovette affrontare un lungo interrogatorio, di circa cinque ore, con il quale la questura doveva verificare se lui era realmente in pericolo in Afghanistan. Ottenuto lo status di rifugiato, iniziò a lavorare come interprete per i tribunali e si iscrisse al dottorato dell’università di Caserta in “Processi di integrazione e diritto comparato”. Ha recentemente concluso brillantemente il suo percorso di studi, nel gennaio del 2019.

Durante gli anni del dottorato a Caserta, Basir decise di diventare anche operatore di “Medici senza frontiere” e andò in Serbia, nel 2017, a lavorare come interprete sulle rotte dei migranti. Divenne così spettatore di terribili sofferenze umane, che ci ha raccontato mostrandoci delle foto delle violenze compiute sulla pelle dei migranti dalle polizie di alcuni Stati dell’Est Europa. Per noi alunni è stata un’esperienza forte e impressionante, ma sicuramente ci ha fatto aprire gli occhi rispetto a quello che succede in molte realtà, soltanto per la paura del diverso o per motivi politici, senza capire quanta sofferenza ci possa essere dietro le storie di quelle persone.

All’incontro con Basir era presente anche la dott.ssa Nunzia Pollastro, responsabile dei progetti nelle scuole del gruppo napoletano di Medici Senza Frontiere.
La dott.ssa ci ha spiegato in che modo è nata l’associazione “Medici senza frontiere”: tutto ebbe inizio nel 1971. In Nigeria, durante la guerra di secessione del Biafra, alcuni medici rimasero sconvolti per il genocidio in corso. Così tredici persone, tra medici e giornalisti, pensarono di fondare un’associazione per aiutare le persone che soffrono a causa di guerre e catastrofi. Oggi MSF è una realtà importantissima, che opera in più di 70 paesi con circa 45mila operatori, salvando molte vite umane grazie alle cure mediche, ma occupandosi anche della denuncia delle ingiustizie affinché l’opinione pubblica sia messa al corrente di quello che accade.

Quello delle migrazioni è un tema molto importante, che abbiamo affrontato nel corso dell’anno scolastico con il professore Siragusa. Le persone che scappano dall’Africa e dall’Asia, cercando di arrivare in Europa, sono in genere poveri in fuga o per guerre e persecuzioni (come nel caso di Basir) o per problemi ambientali quali carestie e siccità, mentre altri partono dal loro Paese soltanto per migliorare la loro condizione di vita.
Lungo il viaggio molti migranti affrontano terribili sofferenze. Tanti muoiono nel deserto, tantissimi sono imprigionati nei centri di detenzione della Libia, e impressionante è anche il numero di morti, annegati nel mar Mediterraneo, che hanno tentato di raggiungere l’Europa negli ultimi anni. Secondo l’UNHCR sarebbero 2275 i morti nel mar Mediterraneo solo nel 2018. Molti sono donne e bambini.

Il nostro professore di Lettere ci ha raccontato la storia di un 14enne morto nel Mediterraneo. Di questo ragazzo, proveniente dal Mali, forse non sapremo mai nulla, ma è stata ritrovata una pagella scolastica cucita nei panni recuperati dai sommozzatori, a simboleggiare la sua voglia di riscatto, di lasciarsi alle spalle la povertà e la miseria per raggiungere una terra in cui avrebbe potuto dimostrare tutto il suo valore: l’Europa. Purtroppo non ci è riuscito ma speriamo che sia data la possibilità a tanti come lui di raggiungere il nostro continente in sicurezza e che gli Stati non si mettano a litigare su chi dovrebbe accoglierli: persone che scappano dalla guerra o dalle difficoltà devono solo vivere in pace ed essere accolte nel migliore dei modi. Non bisogna avere paura di ciò che è diverso da noi, non dobbiamo giudicare le persone dal colore della pelle ma aiutare sempre chi ha bisogno, poi ascoltare, conoscere la loro storia e rispettarla.

Autori: Martina Cafaro, Paola Coppola, Anna Gaia Greco, Katia Santabarbara. Istituto comprensivo Aulo Attilio Caiatino di Caiazzo, plesso scolastico di Piana di Monte Verna. Classe 3A.
Credit: Katia Santabarbara