Aline Kahindo Mukandala vive nella Repubblica Democratica del Congo, è una mamma ed è stata colpita dal virus ebola.

Aline è riuscita a sopravvivere ed è uno dei testimoni del ripresentarsi di questo virus mortale, presente in questo periodo in Africa, specialmente nell’area del Nord Kivu, una zona della Repubblica Democratica del Congo, stato africano martoriato da guerre, povertà ed epidemie gravissime.

È stata curata presso il centro di trattamento per l’ebola a Mangina, nel suo paese. Qui vengono raccolti campioni di sangue che sono esaminati nel laboratorio per scoprire se è infetto o no. Nel caso il campione sia positivo i pazienti vengono portati negli appositi centri, dove i malati vengono messi in isolamento e curati da personale che indossa indumenti protettivi. In seguito al dilagare dell’epidemia in questa zona a Nord del Congo, negli ultimi tre mesi più di 240 persone sono state contagiate e oltre 140 di loro sono morte. MSF fa il possibile per poter salvare tutti con diverse equipe nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri.

Adesso Aline lavora per salvare altre vite dal virus: è certamente una donna da ammirare, per il suo coraggio e la sua determinazione. Ogni giorno si prende cura di numerose persone, pazienti e medici.

Il virus ebola: una lunga storia di morte

Il nome di questa malattia è legato a quello del fiume Ebola, situato nella parte settentrionale della Repubblica Democratica del Congo. La prima epidemia causata da questo virus si è verificata nel sud del Sudan, causando numerose morti. Dal 1976 il contagio si è rapidamente allargato anche in altri stati, come la Guinea, la Sierra Leone, la  Liberia e la Nigeria.  Tuttavia è  nel 2003 che il virus ha iniziato ad espandersi sensibilmente. Data la vastità del problema, è importante che la comu nità scientifica trovi una cura efficace per contrastare questo virus il più velocemente possibile. La situazione è migliorata solo negli ultimi anni perché si stanno sperimentando cure mediche e sono stati attrezzati ospedali per curare i malati. Nonostante ciò recentemente si è verificato un riacutizzarsi della malattia, soprattutto nel Nord Kivu. La situazione risulta particolarmente problematica proprio perché l’epidemia ha nuovamente ripreso il suo corso dopo un periodo in cui sembrava essersi stabilizzata ed essere in regressione.

Come avviene la trasmissione: il virus può essere contratto entrando a contatto con il sangue e i fluidi corporei di un animale infetto. Le volpi volanti, ad esempio, sono ritenute in grado di trasportare e diffondere il virus senza esserne colpite, ovvero senza sviluppare la malattia. I sintomi sono: febbre improvvisa, intensa debolezza, diarrea ed esantema seguiti dall’alterazione della funzionalità epatica e renale. In questa fase della malattia alcune persone possono cominciare a manifestare emorragie esterne o interne.

Curare ebola: un compito difficile per Medici Senza Frontiere

Curare questa malattia non è per nulla semplice, date le sue caratteristiche.  Inizialmente i sintomi sono aspecifici, rendendo molto difficile la diagnosi clinica. I sintomi possono manifestarsi dai 2 ai 21 giorni dopo il contagio. L’associazione MSF lavora costantemente per salvare i congolesi da questa malattia. L’80% delle persone che sono state ricoverate nell’area del Nord Kivu sono state effettivamente contagiate. Nelle prime settimane di dicembre nel Nord Kivu il virus ha colpito circa 440 persone. Di queste ben 255 sono morte. Le equipe mediche provano a limitare il contagio con un grande sforzo e in tutti i modi possibili. Per curare queste persone ci sono circa 337 operatori che finora sono riusciti a fornire cure efficaci a 29 di esse, altre persone sono ancora sotto trattamento. 
Altri casi di contagio si sono verificati qualche settimana fa e almeno 30 persone al giorno vengono confermate positive alla malattia. L’epidemia di ebola in corso è una tra le peggiori verificatesi nel Nord Kivu. Un articolo apparso sul sito MSF, datato 6 dicembre 2018, riferisce che si sono registrati casi di ebola anche nella città di Butembo. La città sorge in un’area commerciale molto importante della Repubblica Democratica del Congo
. A Butembo stanno aumentando sempre di più i casi confermati. I medici lavorano instancabilmente per guarire i pazienti e questo ha prodotto i primi risultati. I casi individuati nelle aree isolate della città vengono trasportati in un centro di trattamento ebola nel quale MSF collabora con il Ministero della Salute. Per costruirlo è bastata una settimana, nonostante i temporali e il brutto tempo. Questo è stato possibile anche grazie all’aiuto di giovani calciatori che giocavano proprio in quel campo dove ora sorge il centro.

                                                          

Fonti: articoli presi dal sito di MSF, libro di geografia scolastico.

Disegni dell’alunna Giergji Redisa, immagini dal sito MSF

Alunni (IC Villanova Mondovì classe 2 d) : Chiale Carola, Fenoglio Giona, Iemina Letizia, Giergji Redisa, Zemiti Samuele.