In Siria circa la metà della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria a causa del conflitto che affligge il Paese ormai da molti anni. Oltre 2/3 della popolazione siriana sono sfollati o sono fuggiti all’estero in cerca di una nuova vita.

Sono quattro milioni i siriani che hanno lasciato il proprio paese nei cinque anni delle guerre che hanno determinato la morte di circa 200mila persone e gran parte delle vittime sono bambini. Quattro milioni di individui che, diventati profughi, si trovano per la maggior parte in Libano o Giordania e sono desiderosi di arrivare in Europa dove trovare finalmente la pace.

Da che cosa scappano i siriani?

Sarebbe sbagliato affermare che fuggono soltanto dalle violenze dell’Isis. In realtà, anche dai gruppi dei ribelli che combattono contro Assad, Presidente della Siria, usano armi che direttamente o indirettamente uccidono i civili. Inoltre sono molti i siriani morti a causa dei bombardamenti aerei del governo che dovrebbe proteggerli.

La situazione nel paese è ormai al limite. Le azioni quotidiane come andare a far visita a un vicino oppure andare a comperare il pane sono diventate potenzialmente delle decisioni di vita o di morte. Ogni giorno centinaia di migranti provenienti da Siria e altri Paesi africani, attraversano la Serbia per arrivare in Europa. La maggior parte arriva dopo aver attraversato Grecia e Macedonia, a volte anche a piedi dopo molti sacrifici.  Attraversano chilometri per fuggire dai loro Paesi e arrivare dove poter trovare una vita normale.  Trovano rifugio in case abbandonate o accampamenti improvvisati. Molti arrivano esausti, feriti, o sulla soglia della morte e bisognosi di assistenza medica. Qualcuno arriva solo, completamente disorientato e spaventato, da quello che ha vissuto durante il viaggio e da quello che troverà poi.

Le scarpe di questi viaggiatori rappresentano avventura, paura, coraggio e speranza. Sono giovani ragazzi, donne e bambini con la volontà di realizzare i propri desideri.

Mohammed, padre di una famiglia in fuga dalla guerra, ci racconta la storia della sua famiglia e del loro viaggio: Mia moglie e io ci siamo sposati un mese prima del nostro viaggio. Dopo quattro anni di guerra, abbiamo lasciato la Siria perché non era più possibile per noi vivere in modo sicuro. Prima della guerra eravamo molto felici in Siria. Era un paese sicuro e bello con un  clima mediterraneo. I nostri genitori vivono ancora lì e ci auguriamo che un giorno possano raggiungerci.  Per loro non era possibile affrontare questo viaggio.

La parte più difficile è stata la traversata in mare dalla Turchia alla Grecia.

Le onde erano alte. Abbiamo cercato di dire ai bambini che era come un’avventura per cercare di farli stare calmi, ma era molto pericoloso. Abbiamo viaggiato attraverso la Grecia e la Macedonia, prima di attraversare la Serbia. Quando abbiamo raggiunto il confine con la Croazia, ci hanno detto che ci sarebbero volute due o tre ore prima di poterci muovere da qui. Abbiamo aspettato e aspettato. Alcuni autobus hanno riportato le persone in Serbia, ma la maggior parte di noi è rimasta bloccata qui. Abbiamo passato la notte all’aperto: è stata la prima volta per noi. Purtroppo ha cominciato a piovere – era come una tempesta tropicale e ha piovuto ininterrottamente per tre ore. Ininterrottamente per tre ore. Ci sono stati tuoni e fulmini per tre ore e i bambini tremavano dal freddo, ma anche dalla paura. Hanno già il raffreddore e ora mio fratello ha preso l’influenza. I nostri problemi di salute sono per lo più dovuti al vento e alla pioggia. Siamo tutti molto stanchi e i bambini hanno freddo e fame. Dobbiamo finire il nostro viaggio appena possibile e non essere bloccati in ogni punto. Noi soffriamo in tutti i paesi che attraversiamo. Non abbiamo scelto ancora in quale paese vogliamo andare – forse in Germania o in Svezia. Quello che stiamo cercando è un posto dove possiamo parlare la lingua e ottenere un lavoro.

Ma soprattutto il loro desiderio è di vivere in un paese che sia in pace, un luogo sicuro per la loro famiglia.

È questa la Guerra che vivono i siriani ogni giorno, dove vengono coinvolti ingiustamente, soprattutto donne e bambini, rischiando la vita ogni giorno sempre di più. 

Siria, Una Guerra Senza Fine.

di Angelica Boeri, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano