Per quanto ancora dovrò camminare prima di morire? Sono giorni che non mangio e non bevo, e sono ancora più preoccupato per mio figlio, che si sta lentamente spegnendo al mio fianco. La nostra guida è fuggita con i soldi, lasciandoci in balia del deserto; non so per quanto ancora resisteremo…

Ogni giorno, in Messico, migliaia di migranti fuggono dalla povertà e dalle malattie tentando la traversata del deserto di Chihuahua per raggiungere gli Stati Uniti d’America. Sono in pochi a riuscire nell’impresa e a sopravvivere, e ancora meno sono quelli che restano illesi: in molti muoiono di fame o di sete, o vengono uccisi dalla polizia.

Lungo la traversata, le persone in fuga sono esposte a condizioni durissime: viaggi ammassati su mezzi di trasporto inadatti e sprovvisti di dispositivi di sicurezza; permanenza in “depositi di persone” in attesa della partenza senza condizioni minime d’igiene e di protezione, con mancanza di viveri e di cure mediche; sfruttamento, sopraffazione, soprusi e violenze di ogni genere, particolarmente gravi su donne e bambini. Molti hanno subito delle violenze; presentano, infatti, dolori, lesioni traumatiche, oltre a malattie come l’epatite B, anch’essa sintomo di una detenzione in bassissime condizioni igieniche.

Dalla fine del 2013, la situazione in Messico si è deteriorata fino a raggiungere livelli di vera e propria crisi del paese: in America centrale l’estrema violenza della criminalità è in combinazione con l’incapacità o la mancanza di volontà dei governi di controllare le violenze sulla popolazione, e in Messico si è consolidato uno stato militar-poliziesco caratterizzato dalla repressione della protesta sociale e dalla sparizione di persone.

Il Messico, però, non è solamente una terra di partenza ma anche un luogo di transito. Un fenomeno migratorio che è diventato, negli anni, sempre meno gestibile da parte del governo federale messicano e che, ovviamente, non ha potuto che coinvolgere in maniera sempre più diretta anche gli stessi Stati Uniti d’America. A tentare la strada messicana per raggiungere il Nord degli Stati Uniti sono migranti provenienti dal triangolo centramericano composto da El Salvador, Guatemala e Honduras. A spingerli verso un cammino duro e incerto sono le condizioni di vita proibitive nel loro paese di origine.

El Salvador, Guatemala e Honduras sono luogo di origine di gran parte dei migranti ed è un triangolo pericoloso. Sono storie di violenza ed emarginazione ad animare le lunghe e rischiose traversate per cercare di raggiungere il Nord America.

Ma a fare la differenza tra la vita e la morte nel viaggio tra Messico e Stati Uniti d’America è l’avere una guida esperta: vengono chiamati “coyotes” perché lavorano nel deserto, ma sono conosciuti anche come “pollerìas”, poiché i loro clienti sono i “polli”, ovvero i migranti. I coyotes sono vere e proprie guide per i viaggiatori che vogliono attraversare il confine. Proporzionalmente, la loro presenza è aumentata man mano che si estendevano regole e controlli per impedire l’immigrazione illegale negli Stati Uniti d’America dato che telecamere, posti di blocco, polizia, agenti di frontiera hanno solo reso più costoso il biglietto per il sogno americano.

Esistono diverse tipologie di coyotes, ma la caratteristica principale che devono avere è la credibilità. Il loro lavoro, infatti, non comincia con il viaggio ma con una forte opera di motivazione verso i possibili clienti. Il coyote è una persona di fiducia e nota nella comunità per aver già realizzato molti viaggi di successo. In alcuni casi lavora da solo, e lui stesso accompagna i “polli” durante tutto il tragitto, altre volte è parte di un circuito locale dedito al trasporto di migranti. Negli ultimi anni, però, si è affermata anche una tendenza che li vede appartenere a reti criminali internazionali: non è un caso che per i commercianti della droga queste traversate sono sempre più spesso una delle fonti d’ingresso degli stupefacenti negli Stati Uniti d’America.

La conoscenza del luogo è fondamentale per la riuscita della traversata, ma lo sono anche le relazioni che il coyote riesce a instaurare con gli agenti di polizia e di frontiera. In molti casi, per oltrepassare un controllo basta qualche centinaio di dollari. Nel complesso, un viaggio negli Stati Uniti costa intorno ai settemila dollari se la partenza è l’Honduras, ma può scendere a duemila se il viaggio comincia in Messico. Alcuni coyotes includono nel prezzo sia il costo del carburante sia vitto e alloggio, per una traversata che può durare dai 6 ai 12 giorni.

di Sebastiano Golinelli e Rocco Pirrone, classe 3A, a.s. 17/18, Scuola Media Statale di via Vivaio Milano

Immagini: Wikipedia, MSF, Wikimedia Commons.